Negli investimenti, come in molti altri aspetti della vita, non si può essere esperti su tutto. Spesso gli investimenti sono connessi a questioni molto legate alla sfera personale ed emotiva di ciascun individuo e delle loro famiglie. Di frequente, però, istinto ed emotività possono portare a decisioni di investimento irrazionali. E commettere investimenti sbagliati, spesso andando dietro all’onda emotiva, può portare ad una perdita considerevole di denaro.
Quali potrebbero essere quindi le motivazioni alla base dei ripetuti errori dei risparmiatori del Bel Paese?
Lo chiediamo a Valerio Anelli, private banker e consulente finanziario. “È necessario introdursi nell’ottica del corretto concetto di ‘pianificazione dei risparmi’. Storicamente – spiega Anelli – ci si è abituati ai rendimenti dei titoli di stato. Rendimenti elevati che hanno sempre più spostato la valutazione del risultato nel breve termine, ovvero in un lasso temporale di pochi anni se non addirittura di pochi mesi”.
In un mondo così vasto e complesso e ricco di insidie come quello degli investimenti è dunque importante farsi consigliare a dei professionisti del settore:
“Spesso i consulenti attraverso lunghe chiacchierate estrapolano le reali esigenze finanziarie. Però a volte – chiosa il private banker – si scontrano con la cosiddetta visione di breve periodo. Per quanto ci si raccomandi, l’impostazione degli asset sul lungo periodo, viene rispettata solo se ‘le cose van bene’. Ai primi segnali negativi e con i primi scossoni – analizza Valerio Anelli – l’impostazione iniziale viene tradita. A causa di un retaggio finanziario che dava rendimenti ormai da anni assenti, i cittadini italiani non si sono abituati a pianificare. Ci si è soffermati molto poco sulle opportune valutazioni della componente immobiliare. Il più che lecito desiderio di lasciare ai figli qualcosa di ‘certo’ e ‘sicuro’, anziché creare scelte vincenti che non ancorassero al luogo fisico dell’immobile da amministrare, piuttosto che alla liquidità necessaria per mantenerli, non ha consentito il graduale processo di un’appropriata educazione finanziaria. Ci si chiede quindi quanto potrebbe essere migliore per il futuro dei propri figli investire molto per un’istruzione più specialistica”.
La scelta importante potrebbe quindi risultare: lascio in eredità gli immobili o prediligo l’investimento sulla migliore istruzione per i miei figli?
“Ciò è evidente in Italia anche nel contesto della materia successoria. Le principali piccole/medie imprese – spiega Anelli – attuano un piano di successione, lasciando in gestione le aziende a eredi che non hanno ancora le competenze sufficienti per prosegui re agevolmente. Tutto ciò comporta per il consulente notevoli difficoltà nella completa e corretta pianificazione famigliare. L’investitore non dedica sufficiente tempo per riflettere a lungo termine. E’ pronto ad acconsentire ad allocazioni proiettate verso risultati futuri, solamente se le performance dell’immediato hanno segno positivo. Per contro, quando ci sono fisiologiche correzioni, fa prevalere le emozioni. Ecco perché i patrimoni saranno sempre più gestiti correttamente con un’adeguata comprensione e cura delle emozioni”.
Quanto è importante diversificare i propri investimenti?
“Il concetto stesso di ‘diversificazione’ – afferma il private banker e consulente finanziario – non è ancora del tutto afferrato. Riscontro di frequente diversificazioni ‘tra Istituti’. Purtroppo però, queste scelte danno luogo a molti ‘ doppioni’. Il patrimonio rimane concentrato su medesimi prodotti e servizi. Anche una sorta di ‘opacità di visione sul mondo globale’ contribuisce agli errori nelle proprie scelte finanziarie. Per la proprietà di un singolo titolo domestico – prosegue – spesso si rinuncia a quote di altre 1000 aziende ad oggi “big player mondiali” in quanto a redditività, potenzialità e crescita prospettica. Ho assistito personalmente a parecchie occasioni in cui il cliente si ‘agita’ per verificare se ‘Telecom’ o ‘Intesa San Paolo’ aumenta di valore. Ma quell’attenzione fa trascurare il resto del mondo e così il mercato domestico finisce per prevalere su tutte le considerazioni economiche. Di tutt’altro avviso è il concetto legato all’abbigliamento. Per un vestito – esamina il professionista – ci si sofferma molto nel valutare la stoffa, il taglio, il colore e le fattezze. Trasportando il ragionamento in ambito finanziario, è come se ognuno si accontentasse di acquistare in un super mercato un vestito pre-confezionato e di scarsa fattura”.
Esistono quindi dei modelli di riferimento per gli investitori italiani?
“Sono il primo – spiega Valerio Anelli – a non essere contento di ammetterlo. Dobbiamo però imparare dagli anglosassoni . Non hanno subito la ‘stortura del periodo di titoli di Stato dai rendimenti facili’. Di conseguenza è ormai insito nel loro DNA far prevalere i ragionamenti finanziari legati alla pianificazione e allo sviluppo che si genererà da una reale diversificazione tra strumenti, aree, pesi economici e prospettive di crescita. Soprattutto, una volta stabiliti i progetti da completare in virtù dei percorsi più adeguati, si garantiscono ‘di loro’ risultati soddisfacenti. Sono in grado – conclude il private banker – di mantenere i programmi stabiliti a prescindere dai subitanei segnali di breve periodo, perché consapevoli dei reali benefici del fiume dell’economia globale”.