Tra Pasolini e la Callas affiorano i ricordi di un giudice che ha fatto delle equidistanze uno stile tra lavoro e vita privata. A Chieri arriva Paolo Toso a presentare il suo ultimo libro
CHIERI, 15 dicembre 2015. “Equidistanze” è un romanzo raffinato, ambientato tra una Torino che incanta e una Grado che emerge grazie alle poesie di Biagio Marin e ai ricordi legati a quando Pasolini e la Callas, in quella laguna, lavoravano a Medea. Protagonista è il giudice civile Ferraris che per la prima volta assume un incarico penale.
Un testo che sa di autobiografico. L’autore Paolo Toso originario dell’isola di Grado, in Friuli Venezia Giulia, è magistrato dal 1992, ed è giunto a Torino nel 1996 e da allora svolge le funzioni di sostituto Procuratore della Repubblica.
“Equidistanze”, edito nel 2015 dalla casa editrice Golem di Torino ( euro 14), sarà presentato martedì 15 dicembre alle 18 nella sala della Banca Intesa San Paolo, in piazza Cavour, 8. A dialogare con l’autore ci saranno i tre rappresentanti dei promotori dell’iniziativa: Giancarlo Caselli referente di Golem, Maria Rivelli presidente Zonta Club chierese e Federica Pusineri presidente Associazione culturale Dirdipiù.
Il romanzo ripercorre la vita del giudice Ferraris quando soleva annunciare, con leggera autoironia: «Mi ritiro in camera di consiglio.» Alludeva, con il linguaggio tecnico per lui abituale, al momento e al luogo in cui il giudice si isola dagli altri e porta con sé solo i codici e le carte del processo, per assumere la decisione a debita equidistanza.
E Ferraris amava isolarsi così anche a casa sua, poiché l’equidistanza era una disposizione dell’animo, mica una questione di stile.
Il giudice civile Ferraris e l’ufficiale giudiziario Indelicato operano entrambi nella cittadella giudiziaria di Torino,
ma hanno ruoli così distanti che non si sono mai parlati. Quando al magistrato viene assegnato per la prima volta
un processo penale, per un grave caso di malasanità, è proprio l’ufficiale giudiziario a dover fare da testimone.
Il giudice, che ha sempre diffidato della prova testimoniale, per credere solo ai documenti, finisce per lasciarsi sopraffare dalla curiosità per quell’uomo, che in aula cita i poeti. Tra un’udienza e l’altra scopre il suo passato, l’amore per la poesia dialettale e l’amicizia, nata tra i canali della laguna di Grado, con il poeta Biagio Marin e con Pierpaolo Pasolini, durante le riprese di Medea. Quella curiosità lo spingerà a violare una delle regole fondamentali del processo e a mettere in pericolo la sua vita, per “accorciare l’equidistanza”. Dovrà poi decidere la causa, secondo le leggi o secondo il cuore. Con la prefazione di Armando Spataro.
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