Febbraio 19, 2019

Cosmesi, 6000 anni, ma sempre giovane

La cosmesi ha radici antiche. La sua origine risale infatti Antichi Egizi, intorno al 4000 a.C, dove la cosmesi aveva originariamente significati diversi. Veniva infatti utilizzata nelle funzioni religiose, ma anche come ornamento dei defunti ai quali si dava una grande importanza.

La cosmesi divenne poi elemento puramente ornamentale e spesso veniva utilizzata anche con funzioni terapeutiche. Molte sostanze in uso in quel periodo sono ancora largamente utilizzate oggi in formulazioni cosmetiche e i beauty case delle dame egizie includevano una serie di oggetti per la bellezza ancora in uso al giorno d’oggi.

Le fonti di informazioni riguardanti la cosmesi egizia sono molto varie: ritrovamenti di corredi funerari, statue, bassorilievi, affreschi raffiguranti personaggi con gli occhi truccati o donne che si stanno tingendo le labbra,  analisi chimica dei residui di prodotti grezzi o lavorati, papiri.

Il significato di cosmesi, unitamente alle tecniche e ai materiali usati ebbe un’evoluzione nel corso millenario della sua storia.
 L’uso dei cosmetici all’inizio era limitato ai sacerdoti perché l’ igiene della persona era simbolo di purezza, ma poi divenne un genere di prima necessità senza distinzione di classe sociale utile per l’ allontanamento di parassiti e per evitare la formazione di cattivi odori.

Per mantenere la pelle morbida e liscia gli egiziani usavano molti oli e grassi animali e vegetali.
 Spesso come veicolo nelle creme si usava il miele.
 Oggi alla luce della riscoperta di una cosmetologia impostata sull’ utilizzo di ingredienti il più possibile di origine naturale  vi e’ una notevole tendenza all’ uso delle sostanze elaborate dall’Apis mellifica: miele, polline, propoli, pappa reale e cera d’ api.

L’urina fu usata nell’ Antico Egitto come ingrediente principale per la cura della pelle per il suo elevato contenuto in urea. Oggi giorno l’urea si usa per la pelle secca.
 Per mantenere l’ alito fresco gli egiziani masticavano zollette di natron ( carbonato di sodio e bicarbonato di sodio).

Per combattere l’ odore del corpo gli egiziani ponevano nel cavo del braccio palline formate da avena profumata d’ incenso. Analizzando i vasetti di trucco della collezione del Museo del Louvre di Parigii cosmetologi hanno scoperto che i belletti erano a base di 4 composti del piombo: la galena, la cerussite, la laurionite, la fosgenite. Cio’ indica che erano in grado di sintetizzare questi prodotti.

Alcuni pigmenti usati nel trucco decorativo quali ossidi e sali di ferro, cobalto, manganese e cromo vengono ancora ampiamente utilizzati mentre i sali di piombo, arsenico e antimonio per motivi di tossicità non sono piu’ usati.
 Erano in grado di ottenere polveri leggete e opache o lucide e coprenti.

Ai pigmenti naturali venivano aggiunti corpi grassi che agivano da leganti per favorire l’ adesione della polvere alla pelle. Proprio come si fa oggi! Oltre ad abbellire il trucco proteggeva gli occhi dal vento, dalla sabbia,  dal sole e dalle malattie endemiche. Gli egiziani usavano il verde cioe’ la malachite  e il nero cioè la galena. Per tingere le labbra e le unghie frantumavano in polvere finissima l’ocra rossa e la amalgamavano a qualche sostanza grassa. I papiri medici riportano svariate ricette per far crescere i capelli, per prevenire le calvizie e per combattere il brizzolato. Gli esami sui capelli della mummia Ramses II hanno evidenziato che il faraone era uso tingersi i capelli con l’ henne’ , prodotto ancora molto diffuso oggi. Ornamento molto apprezzato e indispensabile era la parrucca che veniva indossata sia dagli uomini che dalle donne confezionata con fibre vegetali, capelli umani, peli di animali.

Ciocche e ricciolierano fissati con c’era d’ api e resina. Sulle sommità delle parrucche si vedono coni di unguento:  fondevano per il calore irrorando i capelli e mantenendoli lucidi oppure era l’ espressione grafica di uno stato metafisico o l’equivalente della nostra aureola? I più antichi profumi egiziani consistevano in gommo resine cui si univano schegge di legni aromatici, successivamente si elaborarono ricette a base di oli e grassi cui si univano sostanze fragranti; l’aggiunta di vino alleggeriva il profumo.

Gli unguenti e i profumi erano usati per accontentare un desiderio di ricercatezza ed eleganza, per preservare la pelle da ustioni del sole, come strumento di seduzione. I sacerdoti usavano i profumi come offerte votive nelle cerimomie e nelle pratiche di culto degli dei e poi nel culto dei morti.L’ uso più importante degli oli aromatici avveniva nella mummificazione.

Oggi i profumi sono ritenuti seducenti e conferiscono a chi li indossa una nota particolare e personale. 
I sacerdoti egiziani praticavano le tecniche di estrazione dei profumi ottenute per enfleurange, macerazione e spremitura.
Ancora oggi per estrarre gli oli essenziali si usano l’enfleurangee la spremitura a cui si aggiungono la distillazione a pressione ridotta, in corrente di vapore, l’ estrazione con solventi.

I beauty case delle dame egizie comprendevano una serie di oggetti per la bellezza ancora in uso al giorno d’ oggi.Per effettuare il viaggio nell’ altro mondo gli egiziani portavano con se’ vasi per unguenti e profumi, specchi, rasoi, cassette da toeletta, pettini, spilloni, fermagli per capelli,  vasi per il khol, porta colliri. 
Quasi a confermare il fatto che l’ insieme di quegli atti che la donna dedica alla cura di se’ ed all’abbellimento della propria persona appartengono a una gestualità universale e scevra dal concetto temporale.

Divenne poi elemento puramente ornamentale e spesso utilizzato anche con funzioni terapeutiche. Molte  sostanze in uso in quel periodo sono ancora largamente utilizzate oggi in formulazioni cosmetiche e i beauty case delle dame egizie includevano una serie di oggetti per la bellezza ancora in uso al giorno d’oggi.

Le fonti di informazioni riguardanti la cosmesi egizia sono molto varie: ritrovamenti di corredi funerari, statue, bassorilievi, affreschi raffiguranti personaggi con gli occhi truccati o donne che si stanno tingendo le labbra,  analisi chimica dei residui di prodotti grezzi o lavorati, papiri.

Il significato di cosmesi, unitamente alle tecniche e ai materiali usati ebbe un’ evoluzione nel corso millenario della sua storia. L’ uso dei cosmetici all’inizio era limitato ai sacerdoti perché l’ igiene della persona era simbolo di purezza, ma poi divenne un genere di prima necessità senza distinzione di classe sociale utile per l’ allontanamento di parassiti e per evitare la formazione di cattivi odori.

Per mantenere la pelle morbida e liscia gli egiziani usavano molti oli e grassi animali e vegetali. Spesso come veicolo nelle creme si usava il miele. Oggi alla luce della riscoperta di una cosmesi impostata sull’ utilizzo di ingredienti il più possibile di origine naturale  vi e’ una notevole tendenza all’ uso delle sostanze elaborate dall’Apis mellifica: miele, polline, propoli, pappa reale e cera d’ api.

L’urina fu usata nell’ Antico Egitto come ingrediente principale per la cura della pelle per il suo elevato contenuto in urea. Oggi giorno l’urea si usa per la pelle secca.
 Per mantenere l’ alito fresco gli egiziani masticavano zollette di natron ( carbonato di sodio e bicarbonato di sodio).

Per combattere l’ odore del corpo gli egiziani ponevano nel cavo del braccio palline formate da avena profumata d’ incenso. Analizzando i vasetti di trucco della collezione del Museo del Louvre di Parigi i cosmetologi hanno scoperto che i belletti erano a base di 4 composti del piombo: la galena, la cerussite, la laurionite, la fosgenite. Cio’ indica che erano in grado di sintetizzare questi prodotti.

Alcuni pigmenti usati nel trucco decorativo quali ossidi e sali di ferro, cobalto, manganese e cromo vengono ancora ampiamente utilizzati mentre i sali di piombo, arsenico e antimonio per motivi di tossicità non sono piu’ usati.
 Erano in grado di ottenere polveri leggete e opache o lucide e coprenti.

Aipigmenti naturalivenivano aggiunti corpi grassi che agivano da leganti per favorire l’ adesione della polvere alla pelle. Proprio come si fa oggi! Oltre ad abbellire il trucco proteggeva gli occhi dal vento, dalla sabbia,  dal sole e dalle malattie endemiche. Gli egiziani usavano il verde cioe’ la malachite  e il nero cioe’ la galena.Per tingere le labbra e le unghie frantumavano in polvere finissima l’ ocra rossa e la amalgamavano a qualche sostanza grassa. I papiri medici riportano svariate ricette per far crescere i capelli, per prevenire le calvizie e per combattere il brizzolato. Gli esami sui capelli della mummia Ramses II hanno evidenziato che il faraone era uso tingersi i capelli con l’ henné , prodotto ancora molto diffuso oggi. Ornamento molto apprezzato e indispensabile era la parrucca che veniva indossata sia dagli uomini che dalle donne confezionata con fibre vegetali, capelli umani, peli di animali.

Ciocche e ricciolierano fissati con c’era d’ api e resina. Sulle sommità delle parrucche si vedono coni di unguento:  fondevano per il calore irrorando i capelli e mantenendoli lucidi oppure era l’ espressione grafica di uno stato metafisico o l’equivalente della nostra aureola? I più antichi profumi egiziani consistevano in gommo resine cui si univano schegge di legni aromatici, successivamente si elaborarono ricette a base di oli e grassi cui si univano sostanze fragranti; l’aggiunta di vino alleggeriva il profumo.Gli unguenti e i profumi erano usati per accontentare un desiderio di ricercatezza ed eleganza, per preservare la pelle da ustioni del sole, come strumento di seduzione. I sacerdoti usavano i profumi come offerte votive nelle cerimomie e nelle pratiche di culto degli dei e poi nel culto dei morti. L’ uso più importante degli oli aromatici avveniva nella mummificazione.

Oggi i profumi sono ritenuti seducenti e conferiscono a chi li indossa una nota particolare e personale. I sacerdoti egiziani praticavano le tecniche di estrazione dei profumi ottenute per enfleurange, macerazione e spremitura. Ancora oggi nel campo della cosmesi per estrarre gli oli essenziali si usano l’enfleurangee la spremitura a cui si aggiungono la distillazione a pressione ridotta, in corrente di vapore, l’ estrazione con solventi.

I beauty case delle dame egizie comprendevano una serie di oggetti per la bellezza ancora in uso al giorno d’ oggi. Per effettuare il viaggio nell’ altro mondo gli egiziani portavano con se’ vasi per unguenti e profumi, specchi, rasoi, cassette da toeletta, pettini, spilloni, fermagli per capelli,  vasi per il khol, porta colliri. Quasi a confermare il fatto che l’ insieme di quegli atti che la donna dedica alla cura di se’ ed all’abbellimento della propria persona appartengono a una gestualità universale e scevra dal concetto temporale.