Lo smart working: una nuova opportunità?

Con l’allarme Coronavirus è balzato agli onori della cronaca lo smart working, cioè il lavoro agile. In questi giorni sono numerose le imprese italiane, soprattutto quelle nelle cosiddette zone rosse, che stanno ricorrendo al lavoro agile per tutelare i propri dipendenti dal contagio ed allo stesso tempo mantenere la produttività.
In sei regioni Italie, quelle più colpite dal virus (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria), lo smartworking è diventata la soluzione per una situazione di emergenza. Realtà come #Unicredit , #A2a, #Ibm, #Eni, #Saipem, #Pirelli, #Salini Impregilo, #PwC, #Luxottica hanno chiesto a chi abita nel lodigiano di attuare questa forma di lavoro.

Così un momento di crisi è diventata un test per sperimentare nuove forme di approccio al lavoro

Molte aziende straniere, soprattutto americane, stanno sperimentando già da tempo lo smart working e con risultati soddisfacenti. In Europa, invece, la Gran Bretagna è stato primo Paese ad aver introdotto una specifica legge in merito. La “Flexible Working Regulation”, approvata nel 2014, prevede che tutti i dipendenti con anzianità di servizio almeno pari a 26 settimane, abbiano il diritto di richiedere forme di flessibilità che i datori di lavoro possono rifiutare solo fornendo delle fondate motivazioni.

Che cos’è lo smart working

Lo smart working, o il lavoro agile, secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è una modalità di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali. Prevede un’organizzazione per fasi, cicli ed obiettivi, che viene stabilita tramite l’accordo tra il datore di lavoro ed il dipendente. Una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e di lavoro ed allo stesso tempo favorire la crescita della sua produttività.

I pro e i contro del lavoro agile

Oltre ad aumentare la produttività del dipendente, il lavoro agile porta ad una riduzione del cartaceo, riduce gli spazi, salvaguardia l’ambiente diminuendo gli spostamenti e inoltre migliora la qualità della vita restituendo del tempo libero e riducendo lo stress dovuto alla congestione urbana. Vanno naturalmente considerati anche gli svantaggi. Lavorare da remoto, infatti, limita fortemente la crescita di rapporti umani all’interno della azienda. Inoltre riduce sensibilmente anche le possibilità di carriera.

Le differenze tra lo smart working ed il telelavoro

Si tende spesso a confondere lo smart working, o lavoro agile, con il telelavoro. In realtà sono due forme di lavoro a distanza. Con il telelavoro, infatti, la postazione del dipendente in cui deve svolgere il lavoro è fissa ed è predeterminata dal contratto. La postazione è allestita nel luogo prestabilito, solitamente l’abitazione, e può essere cambiata solo tramite accordo tra le parti.
Anche nello smart working il lavoratore svolge l’attività all’esterno dell’azienda. Può decidere però in libera autonomia i tempi ed il luogo di lavoro, senza una postazione fissa. Con il lavoro agile, quindi, il dipendente potrà lavorare da casa. Allo stesso tempo però non gli verrà impedito di svolgere l’attività lavorativa in una camera d’albergo come in un bar.

E se dalla crisi sanitaria nascesse una rivoluzione?

Il tema dello smartworking, è fondamentale in un momento in cui stanno cambiando anche le abitudini di gestione del tempo con la possibilità di lavorare da casa. Come molti studi stanno valutando, il tempo libero per un lavoratore è talvolta più apprezzato di un bonus economico in busta paga.

Il lavoro a distanza e auto gestito è senza dubbio una strada utile da percorrere in questo momento di estrema difficoltà, ma potrebbe diventare la soluzione anche per rivedere l’organizzazione all’interno delle aziende.
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